giovedì 20 febbraio 2014

Michela Murgia? Tutto un bluff (in politica). I libri sono un'altra cosa

Stavolta ho seguito le elezioni regionali da spettatore. Da quando ho chiuso SARdies e aperto questo blog è stata però, sicuramente, la prima volta che il rimpianto ha fatto breccia nel mio cervello. Parlo di cervello e non di cuore perché la decisione di mettere fine all’esperienza di SARdies è stata guidata dalla logica. I sentimenti, quando i soldi non entrano nel conto corrente, è sempre meglio abbandonarli. Però un’analisi del voto posso farla. Anche perché ho seguito lo spoglio nella segreteria di un politico, un consigliere confermato con circa 4mila voti, il numero due nella lista del Pd. Parlo di Gavino Manca, lontanissimo da un irraggiungibile Gianfranco Ganau, che lunedì sera veleggiava verso le 10mila preferenze. Ma non è di Gavino Manca che voglio parlare. Del sindaco sì, ma in un altro post. Voglio scrivere due righe su Michela Murgia e sull’incredibile vittoria di Francesco Pigliaru.
Mi sbrigo con poche parole su Pigliaru. Il professore sassarese, cagliaritano d’adozione, non mi ha convinto sul piano della comunicazione. Purtroppo oggi è importante, se non determinante, apparire bene in tv (quei pochi che ancora la guardano), sul web (e qui il pubblico è in costante aumento) e nei comizi elettorali. Pigliaru è sì migliorato ma è rimasto il professore universitario impacciato davanti a centinaia di persone, esattamente come è apparso la prima volta, a metà gennaio, al Teatro Verdi. È stato più spigliato Cappellacci, ormai esperto sul piano della sicurezza in video.
Cosa ha prevalso nell’elettorato sardo? Innanzitutto va detto che la grande percentuale di astenuti getta un’ombra sul risultato elettorale. Ma la democrazia è questa: conta chi va a votare. Punto. Gli altri, che scelgono legittimamente di non partecipare, si limitano a delegare. Una scelta. Ma perché Pigliaru ha vinto? Beh, è facile rispondere: Cappellacci ha governato male. Giusto. In realtà Pigliaru poteva anche andare meglio. Senza Michela Murgia, ne sono convinto, la sua percentuale avrebbe raggiunto quote migliori. Stesso discorso ovviamente per Mauro Pili, che ha sottratto punti determinanti a Cappellacci. Tutto al netto dei grillini, assenti a questo turno elettorale.
E allora, Michela Murgia? Il suo 10 per cento, ed il misero 6,8 per cento delle liste della coalizione, dicono che la candidatura della scrittrice di Cabras è stata decisamente sopravvalutata. Lei stessa si era accreditata di un 20 per cento. Tutto un bluff. Non tanto nei sondaggi ma proprio nella proposta politica. Cosa proponeva per aumentare i posti di lavoro in Sardegna? Mistero. E le aree industriali in crisi? Aveva una ricetta? La dispersione scolastica, come combatterla? E la continuità territoriale aerea e marittima, la Vertenza Entrate, la riforma dello Statuto Sardo? Boh. Michela Murgia passerà alla storia della politica sarda come la candidata presidente sbeffeggiata da Daniela Santanché (Santadeché la chiama il mitico Dago) nel salotto televisivo di Lilli Gruber. Ajò dai, se vai a un confronto televisivo documentati prima di presentarti. Non dire: questo non lo so. A chi poi? Alla Santanché? Ma quella ti sbrana! Si parlava di acquisto di spazi pubblicitari da parte della Regione sarda sui giornali continentali. E la Daniela amica della chirurgia plastica è nella società che cura la raccolta pubblicitario per Il Giornale. Già, vero: Cappellacci ha finanziato coi soldi dei sardi il borsellino della Santanché. Ma allora anche la cassaforte di De Benedetti, visto che la pubblicità l’ha presa pure La Repubblica. Non lo sai? Peggio per te, allora, se fai figuracce in tv. Per non parlare del fuori onda - ma mica tanto fuori… - sempre in tv, ad Agorà, su Raitre, al mattino. Cara Michela Murgia, io mi alzo tutte le mattine alle 6,30. Perché la gente normale fa così, se lavora o si sfianca per trovarne uno piccolo piccolo, perché con la laurea e fior di specializzazioni oggigiorno non si trova manco un posticino da “mundadori”, detto alla sassarese (che non è roba della Mondadori berlusconiana: “mundadori” vuol dire “uno che pulisce”).
E quindi, per chiudere, ripeto che la candidatura di Michela Murgia, sa Accabbadora (riprendendo il titolo del suo libro più conosciuto) mancata del centrosinistra, è stata tutto un bluff mediatico. Mai si era visto un tale schieramento di giornali di sinistra a favore di una non candidata della sinistra. Ricordo un incredibile articolo dell’Unità di alcuni mesi fa. Si tessevano le lodi di Michela Murgia, ignorando il fatto che erano in corso le primarie per designare il candidato presidente e che era contro. E poi tutto lo spazio concesso da un importantissimo quotidiano isolano nella sue pagine culturali (dove appaiono, oltre a Kelledda, Paolo Fresu, Marcello Fois e Flavio Soriga, perché la cultura sarebbe questa e basta… oltre all’eterno Manlio “Prezzemolo” Brigaglia, ovviamente!). Certo, spazio dato ai libri e non alla politica. Ma i voti sono poi arrivati? “A onzunu s’arte sua”, diceva un tale. Parole sante.

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