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Matteo Renzi in piazza Castello |
Superfluo ripeterlo ancora una volta. Matteo Renzi è un “mostro” della comunicazione. Nessuno lo batte e davvero le sue argomentazioni sono guidate da una logica politica alla Mazzarino, abruzzese, ma cardinale di Luigi XIV. Non scomodiamo l’altro cardinale di Francia, Richelieu, ricordato troppo cinico, anche grazie alle leggendarie raffigurazioni letterarie di Dumas padre e cinematografiche di Charlton Heston nelle ottime pellicole di Richard Lester (regista dei Beatles) negli anni ’70 (noi eravamo all’asilo, forse neanche, ma abbiamo recuperato più tardi grazie alla Rai). Ma torniamo a Renzi. Il sindaco di Firenze, da un paio di mesi anche segretario del Partito Democratico, è in grado di dominare la scena da solo. È in grado di parlare a braccio e sabato mattina, al Teatro Verdi di Sassari (grande errore non utilizzare il Teatro Comunale di Cappuccini, ma, si sa, il vero teatro cittadino è il Verdi, quello di Cappuccini è un tempio troppo freddo e poco amato), ha dato dimostrazione di essere un vero leader. Qualcuno dirà: tutta aria fritta, è solo un abile incantatore, in politica la comunicazione non conta, contano i contenuti. Grande errore di valutazione. In politica conta soprattutto la comunicazione. Da sempre (Lenin, Mussolini, Roosevelt, Kennedy, fino a Reagan, Mitterand, Kohl, Clinton, Obama, Blair e - occorre ammetterlo seppure a denti stretti… - Berlusconi). Poi i progetti. Infine i contenuti. Altrimenti non è politica, è amministrazione.
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Renzi e Pigliaru al Teatro Verdi |
E dei burocrati abbiamo davvero abbastanza, soprattutto se economisti della Bocconi. In realtà economista è anche il candidato presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru. La differenza con Renzi è infatti netta. Come il primo è troppo impacciato e non riesce a parlare agli elettori (non si deve limitare a scaldare i cuori dei simpatizzanti del Pd, esistono soprattutto gli altri, gli indecisi), l’altro, con due battute da politico vero, conquista il pubblico. E che il discorso non sia stato per niente preparato lo abbiamo verificato con le nostre orecchie. Ecco perché.
Renzi è arrivato poco prima di mezzogiorno in piazza d’Italia, a bordo della Mercedes Classe A di Gavino Manca, consigliere regionale uscente del Pd e ricandidato alle elezioni del 16 febbraio prossimo. È stato lo stesso Manca, renziano doc della prima ora (poi, a Sassari ed in Sardegna, sono venuti tutti gli altri) a guidare dall’aeroporto fino al centro di Sassari. Renzi sul sedile posteriore, davanti il coordinatore della segreteria nazionale, il deputato Luca Lotti. Auto parcheggiata sotto il portone della Provincia, accoglienza da parte del segretario regionale Silvio Lai e poi una lunga camminata, da piazza d’Italia fino a via Politeama. In quei minuti domande, chiarimenti, anche sul calcio: «Ma a Sassari tifate il Cagliari?». A unirsi al gruppo iniziale, composto da Francesca Barracciu, Chicco Porcu e Gianfranco Ganau, oltre a Gavino Manca, Silvio Lai ed al sindaco di Firenze, sono stati in piazza Castello un nutrito gruppo di giornalisti e cameramen e tanti fotografi. In testa Giulia Innocenzi, direttamente da La 7 ed Anno Zero/Servizo Pubblico di Michele Santoro. Ma anche decine di cittadini che bloccavano Matteo Renzi anche solo per un saluto. «Faccia qualcosa per la Sardegna», una delle invocazioni più ricorrenti. E già, che può fare un segretario di partito? Per adesso niente, perché non è a Palazzo Chigi. Lì c’è Enrico Letta, sangue portotorrese nelle vene per parte di mamma, altro esponente del Pd. Ma a Sassari di governo non si parla. A Renzi, in piazza Castello, si è avvicinato anche Francesco Pigliaru. Troppo stanco e poco sorridente. Ma poi, grazie a Facebook, abbiamo capito perché: ha la febbre e se la trascina da una settimana. Domenica giornata intera di pausa e riposo. L’ultima settimana prima del voto sarà fisicamente pesante.
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Matteo Renzi con Giulia Innocenzi |
Ad accogliere Renzi al Teatro Verdi una folla incontenibile. Anche un anno e mezzo fa, per le primarie del centrosinistra, c’era stato il pienone. Adesso è la stessa cosa, anzi, di più. In prima fila ci sono i candidati consiglieri del Pd, da Gavino Manca a Valerio Meloni, da Gianfranco Ganau a Salvatore Demontis, ma anche altri. Posti d’onore per due politiche, Giovanna Sanna, deputato, e Dolores Lai, assessore comunale e – dicono i soliti pettegoli di Palazzo Ducale – aspirante sindaca (ma se si vota nella prossima primavera prima ci saranno le primarie nel centrosinistra, con i nomi già sulla bocca di tutti: Monica Spanedda, Gianni Carbini, Nicola Sanna ed Alessandra Giudici). Nella stessa fila Alessandra Giudici e Gavino Zirattu, dall'altra parte Luigi Lotto. E poi tanti simpatizzanti ed elettori del Pd. In mezzo anche un ex ministro, l’inventore dell’Ulivo (albero ben diffuso nella campagna sassarese, ecco spiegata l’origine del nome della gloriosa coalizione prodiana), Arturo Parisi. Pochi minuti di attesa e poi via, è Silvio Lai ad introdurre prima Francesco Pigliaru e poi Matteo Renzi.
Alla fine gran tripudio e tutti in fila per la foto di rito e per gli autografi. Mai un no, a tutti un sorriso o parole rassicuranti ed educate. E grande ressa sul palcoscenico ancora una volta con un esercito di microfoni e telecamere ad attendere le parole renziane. Fuori, in via Politeama, ancora applausi, saluti, strette di mano. Ma alle 13,20 è tempo di salire sulla macchina di Silvio Lai. Alle 17 Matteo Renzi dovrà parlare alla Fiera di Cagliari, sempre con il candidato presidente Francesco Pigliaru. Ed anche lì l’entusiasmo sarà grande.
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