Francesco Pigliaru vincerà le elezioni regionali del prossimo 16 febbraio? A giudicare da come è stato accolto il suo intervento sul palcoscenico del Teatro Verdi è davvero difficile dirlo. Sabato sera la casa dello spettacolo sassarese (il Teatro Comunale di Cappuccini è ancora una fredda seppure più grande appendice) per una volta è tornata al centro delle attenzioni della città. Per la politica, anzi, per il futuro della Sardegna. In realtà si è lì ritrovata una grossa fetta del centrosinistra cittadino. Persone mature, amministratori di lungo corso, pochi giovani. Certo, il teatro era gremito. Ma mancava l’entusiasmo. E Francesco Pigliaru non è uomo che attira l’attenzione delle folle. Può indubbiamente migliorare. Anche se va detto che in appena 20 giorni non si può fare molto. Soprattutto considerando che gli avversari sono agguerriti, motivati ed anche parecchio esperti. Anche Michela Murgia non è sottovalutare, se è vero che i sondaggi la vedono di poco sopra il 10 per cento. Poco presente invece Mauro Pili, intorno ad uno striminzito e deludente 5 per cento (Unidos non entrerebbe così in Consiglio regionale). Cappellacci veleggia intorno al 40, come lo stesso Pigliaru. Gli altri candidati non sono pervenuti. Partita insomma tutta da giocare per il centrosinistra, che solo a fine dicembre sembrava finito.
Pigliaru è entrato al Verdi dall’ingresso principale della sala. Una lunga camminata, fino al palcoscenico, dove ad attenderlo c’erano Giuseppina Sanna, assessora alla Cultura di Ozieri e già candidata al Consiglio regionale nel 2009, e l’onnipresente Manlio Brigaglia. Sua l’introduzione del candidato presidente del centrosinistra, con il solito e davvero consunto ricordo degli anni azuniani. Un rituale ormai stancante questo del professor Brigaglia. E diciamola tutta (parla un “azuniano”): il mondo non si esaurisce dentro il Liceo Azuni! Tanto che l’essere stato un “secchione” a scuola non significa diventare maturi per le sfide della vita. Considerazioni che in parecchi hanno fatto sabato sera, irritati per l’ennesima esaltazione della superiorità del Liceo Azuni. A sentire l’ex assessore della Giunta Soru i leaders del centrosinistra a Sassari e non solo. In prima fila in platea, al posto d’onore, Enrico Piras (Upc) e Tore Piana (Centro Democratico). Ma ci sono anche gli altri, a controbilanciare la curiosa distribuzione nelle poltroncine: da Silvio Lai a Gianfranco Ganau, da Alessandra Giudici a Gavino Manca, da Luigi Lotto a Giovanna Sanna, fino a Roberto Capelli, Gavino Sale e, qualche fila dietro, Renato Soru, che poi, all’uscita dal Teatro, rimarrà solo soletto per parecchi minuti.
Ma torniamo a Francesco Pigliaru. Subito un ricordo della sua giovinezza. Sassarese fino a 24 anni, coinvolto anche nella Dinamo, ma non nel basket: la società aveva anche un settore pallavolistico, oggi cancellato. Ed ecco il candidato presidente attaccare subito Cappellacci. «La Giunta regionale si è mossa malissimo su Vinyls e Petrolchimico. C'è anche il parco dell'Asinara che non decolla, porto ed aeroporto abbandonati al loro destino. Mi dicono che Cappellacci è l’unico presidente della Regione che non è mai passato a Palazzo Ducale: questo fa capire interesse per Sassari. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Pil è tornato indietro di 10 anni, 100mila posti in meno, 97mila disoccupati in più, 15 per cento di disoccupazione, 500mila persone in Sardegna sono inattive, non cercano neanche lavoro; la cassa integrazione è cresciuta del 500 per cento, nel Mezzogiorno invece del 200 per cento. Un sardo su due, tra i 25 ed i 65 anni non lavora. È una tragedia epocale per le sue dimensioni».
Cosa fare allora? «La crisi è entrata nel territorio economico di paesi finora fuori. Pensiamo alla concorrenza di Cina ed India: la tecnologia da noi ha cambiato tutto. La conseguenza immediata è che dobbiamo alzare la sfida, preparandoci con massima convinzione. Eppure alcuni paesi hanno prosperato. Perché? Hanno avuto buoni governi. La Sardegna ha avuto la sfortuna di avere avuto un governo che non aveva idea di cosa fare. Dobbiamo sapere noi cosa va fatto».
«Ho visto nella Giunta Soru cosa aveva lasciato il precedente governo di centrodestra. Non si erano accorti che lo Stato ci dava meno fondi di quanto ci spettavano. Siamo arrivato noi e abbiamo garantito 1600 milioni in più all'anno, per istruzione e sanità. Un tesoro lasciato da parte dal centrodestra. Adesso si stanno distraendo sulle entrate come si sono distratti allora. Ecco perché ci sono centinaia di milioni di euro da spendere per dare lavoro ai nostri cittadini. Appena saremo lì credo che dovremo fare una vertenza entrate 2».
«Pari opportunità per tutti allora. Non è solo un problema di equità ma anche di sviluppo. Il cambiamento tecnologico ed i paesi con un’enorme forza lavoro non qualificata sono le realtà con cui dobbiamo fare i conti. Dobbiamo preparare i nostri figli al cambiamento. La cosa che dà valore è una cosa che si chiama istruzione. Stiamo parlando di sopravvivere con dignità. Consentire a tutti di accedere allo stesso livello di istruzione, nella grande città come nella zona remota. Senza competenze adeguate non si potrà dare un contributo al benessere collettivo. La Sardegna è la regione con la percentuale più alta di studenti con solo la terza media. E di livelli di apprendimento con la giunta di centrodestra sono ulteriormente peggiorati».
«I disoccupati poi: hanno bisogno di formazione più di altri. La cassa integrazione protegge, ma non lo fa per tutti. È una politica di protezione passiva. Non fa guardare al futuro con fiducia. Servono opportunità di formazione, per acquisire nuove competenze. I Centri Servizi per il Lavoro sono istituzioni che non vanno. Facciamo un confronto con i paesi dove funzionano. Un dipendente dovrebbe occuparsi di 900 disoccupati: In Svezia si occupa invece di 40 disoccupati. Lì funziona. Ieri ho ricevuto un post da parte di uno degli operatori dei Csl sardi: siamo precari noi, mi facevano notare. Allora chiede: come fanno ad aiutare chi non ha lavoro?»
«Oggi sono stato in piazza Tola, prima di venire qui, per un Incontro con i giovani, che mi hanno chiesto: cosa faremo? Rispondo che adotteremo tra i primi la "garanzia giovani": entro i primi mesi i giovani avranno proposte di tirocinio. Ma con i Csl in queste condizioni non potremo fare molto».
«È importante allora far sì che i giovani siano imprenditori. I fondi ci sono. Ci sono pochi imprenditori perché dove ce ne sono tanti è facile iniziare. Start up e percorsi incoraggiamento: li faremo». Ed infine i problemi da affrontare subito: la burocrazia eccessiva e la riduzione delle tasse.
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