domenica 26 gennaio 2014

Di Pietro diventa barista per la Sardegna. «Fidati!». Ma è uno spot elettorale dell’Idv

Tonino Di Pietro
Sassari - Stavolta mi lancio: Di Pietro ci è sempre stato simpatico. Non tanto per la sua opera di magistrato: tra il 1992 ed il 1994, ricordiamocelo, insieme ai colleghi della Procura di Milano, il capo Borrelli, il vice D'Ambrosio, Davigo, Colombo, Greco, la Boccassini, Ielo e altri di cui adesso non ricordo il nome (forse c’era anche Tiziana Parenti, detta “Titti la rossa”, poi passata armi e bagagli a Montecitorio col Berlusca, salvo poi mollarlo ai tempi dei governi D’Alema o Amato tra il 1999 ed il 2001), diede il colpo di grazia con "Manipulite" a quella che impropriamente veniva definita la Prima Repubblica. A casa Craxi, Forlani, Pillitteri, la Dc, il Psi, il Psdi, il Pli ed il Pri, toccando anche, seppure “di striscio” il Pci-Pds, insomma tutti i protagonisti di quasi 50 anni di vita repubblicana. Al loro posto arrivarono, orrore! (chiaramente a seconda dei punti di vista...), Bossi, ancora senza “Trota”, ma con Miglio, Paglierini e la Pivetti, i fascisti-postfascisti Fini, Gasparri detto “Er Batrace”, Maceratini, Tatarella e via discorrendo. E lui, il Cavaliere per eccellenza, Silvio.
Di Pietro ci è simpatico per quel suo italiano arrangiato, genuino. E perché è un figlio del popolo. Si è fatto da solo, non è diventato ricco, anche se qualche soldino immaginiamo se lo sia messo da parte negli anni, ma è diventato famoso, segnando un’epoca storica. Certo, anche quel suo lessico, il “dipietrese”, è entrato nella storia. Ricordiamo: “inebètito”, “che c’azzecca”, il congiuntivo dimenticato, il verbo avere al posto del verbo essere. E via discorrendo. Grande, semplicemente grande!
Dopo la stagione delle inchieste giudiziarie, Di Pietro, grazie a Romano Prodi, si diede poi alla politica. Per un annetto rimase ministro dei Lavori Pubblici. Poi, travolto da un’inchiesta giudiziaria che lo vide nelle vesti di accusato (c’era di mezzo una Mercedes, il giudice Salomone, la Procura di Brescia che indagava, ecc.) ma dalla quale uscì completamente innocente, divenne senatore eletto nel collegio rosso “antico” del Mugello, a due passi da Firenze. Paesi e campagne bellissime, come lo è tutta la Toscana, ricca di storia e di cultura, dove ogni comune conserva i suoi capolavori d’arte, spesso misconosciuti alle masse, realizzati da pittori, scultori ed architetti mai sentiti in tv o letti sui giornali, ma a cui sono dedicate pagine e pagine sulle enciclopedie e le storie dell’arte. In mezzo a cotanta arte Antonio Di Pietro iniziò a masticare cultura ed a parlare un italiano vicino al dialetto fiorentino di Dante? Macché. Tutto inutile. Subito dopo iniziò un’altra avventura politica, nei Democratici, finita ad insulti e ceffoni, e proseguita nell’Italia dei Valori, partito da lui stesso fondato nel 1998 e brevemente confluito proprio nell'Asinello di Prodi e Parisi.
L’Italia dei Valori, tra alti e bassi, esiste ancora. Non c’è più in Parlamento. Pazienza. Esiste però ancora a livello locale. In Sardegna, nei mesi scorsi, si è addirittura spaccata. Un pezzo del gruppo dirigente è andato via, sbattendo la porta. Gli altri sono rimasti, facendo quadrato a sostegno del nuovo segretario regionale Giommaria Uggias, europarlamentare eletto nel 2009, ed in passato sindaco di Olbia col Ppi, poi consigliere provinciale di Sassari (quando la Provincia comprendeva tutto il nord Sardegna) con la Margherita ed infine, se la memoria ben ci suggerisce, consigliere regionale (e coinvolto nell’inchiesta sui fondi consiliari che vede indagati tanti, tutti o quasi, i consiglieri regionali delle ultime due legislature).
A livello nazionale il nuovo segretario dell’Idv, dal 2013, è un avvocato siciliano, Ignazio Messina, ex sindaco di Sciacca, palermitano d'origine, amico di Leoluca Orlando. Ma il presidente dell’Italia dei Valori è sempre lui, il grande Tonino Di Pietro.
Ebbene, che sta succedendo in questi giorni? Un video elettorale sta spopolando sul web. Con la televisione che come medium si sta lentamente avviando ad un inesorabile declino, non poteva essere che la rete a raccoglierne il testimone. Si tratta di un vero e proprio spot che invita i sardi a votare per la lista dell’Idv alle elezioni regionale del 16 febbraio prossimo e che ha avuto in un giorno oltre ottomila visualizzazioni su YouTube. Chi è il protagonista? Facile rispondere: proprio Di Pietro, che negli ultimi secondi, chiamato proprio Tonino, lascia i panni del finto barista e si rivolge direttamente agli elettori.
Lo spot è stato realizzato a costo zero dai militanti dell’Idv Sardegna. «È un video - ha dichiarato il portavoce del partito Angelo Mascia - nato dalla volontà di diffondere il nostro messaggio su lavoro, legalità e ambiente e dalla passione dei nostri militanti. I nostri candidati della lista Idv-Verdi - ha aggiunto Mascia, le cui parole sono state diffuse tramite un comunicato stampa - sono impegnati per mandare a casa la fallimentare giunta di Cappellacci e per costruire una Regione che crei occupazione e restituisca la speranza ai nostri giovani».
Che c’azzecca Di Pietro con la Sardegna? Forse niente. O forse molto. «Fidati!».

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