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«Ah, in Italia esiste un Ordine dei Giornalisti? E che vuol dire?», aggiunse la mia amica. La risposta in realtà non arrivò subito. Complice il mio inglese “ripulito” dal sublime idioma di Carra Manna-Carra Pizzinna, faticai molto a spiegare. Pochi minuti dopo, mentre i miei amici guardavano sulla BBC il rugby, iniziai a pensare: già, a che serve l’Ordine dei Giornalisti? E perché negli altri paesi non esiste? Pensiamo proprio al Regno Unito: lì la stampa è decisamente libera. Esiste un ordine professionale? Inconcepibile. Esiste un sindacato dei giornalisti. Che è tutt’altra cosa. E chi è giornalista nel Regno Unito? Qualcuno che ha un contratto con un giornale (anche web o tv), che ci scrive e che ci campa. Magari anche una laurea specialistica (com’è giusto che sia). E da noi? Ma la Costituzione non comprende la libertà di espressione del pensiero all’articolo 21? Vabbè, se per questo per pubblicare un giornale è necessaria la registrazione in Tribunale della testata con tanto di impresa editoriale. E chi non lo fa commette il reato di stampa clandestina. Eccolo, il Duce ancora vivo e vegeto, altro che piazzale Loreto.
In Italia si continua con la distinzione tra professionisti e pubblicisti, quando, spesso, i professionisti, soprattutto se giovani (under od over 40, e questo, se detto a Londra, farebbe solo sorridere), sono a spasso. Non hanno quasi mai manco un contratto, in alcune situazioni sono costretti ad aprire la partita iva e solo un pugno di fortunati ogni tanto fa sostituzioni quando i colleghi delle testate più grosse vanno in ferie, maternità o serve semplicemente un rinforzo temporaneo in redazione. Eppure hanno superato l’esame di Stato, hanno anche pagato un master (oltre i 10mila euro) con stages (parola francese, nessuno si azzardi a pronunciarla “steig”, che in inglese vuol dire palcoscenico di un teatro!), una laurea, almeno triennale (sì, esistono ancora, danno di Luigi Berlinguer, forse il peggiore ministro dell’Università in 60 anni di Repubblica: il 3+2 grida ancora vendetta). Comunque, i professionisti esercitano la professione giornalistica in maniera esclusiva, non è loro consentito fare altro. Poi ci sono i pubblicisti, che possono svolgere anche un altro lavoro. In realtà, è una categoria che in passato comprendeva, per esempio, magistrati, professori universitari, intellettuali, medici, che curavano rubriche su testate di varia natura, anche su quotidiani (pensiamo ad un docente universitario che faceva il notista politico). Oggi, i pubblicisti che lavorano a tempo pieno – non gli iscritti giusto per sport, e ce ne sono tanti – sono professionisti che non possono o non vogliono (per capirci, un professionista può forse fare l’editore, cercare la pubblicità per il proprio sito web e fatturarla? No, chiaramente) cambiare elenco. È una storia che sento da quasi 10 anni: passa professionista (e per due volte ci stavo cascando). Già, e poi? Mi cerco un contratto in uno dei giornali sardi? E quanti anni devo aspettare, sempre che arrivi e che i giornali sopravvivano? E quelli che attendono da un decennio e fruscia? Da qualche mese c’è il “ricongiungimento”, ottima soluzione sulla carta per chi è professionista di fatto (la competenza te le riconoscono i colleghi, dai!, nell’ambiente si sa chi è asino e chi è bravo) ma non ha mai sostenuto l’esame di stato. Solo che è richiesto un reddito minimo negli ultimi 18 mesi: ma se sono disoccupato o sottopagato (tipo: 2,5 euro o 5 euro a pezzo, che è la norma) che faccio? Mi attacco?
Adesso arriva una “bella” novità: l’aggiornamento professionale. Concepito dal Parlamento per gli iscritti ad un Ordine, ha un senso per medici, avvocati, ingegneri, perfino per infermieri ed ostetriche. Ma per un giornalista, lavoratore normalmente dipendente (o che aspira a diventarlo), a meno che non sia un freelance o banalmente un precario, che vuol dire? Su cosa mi devo aggiornare? Qualcuno mi darà lezioni sul giornalismo online? Magari su come si costruisce un sito web utilizzando cms come Joomla o Wordpress? Oppure come si impagina un giornale con Adobe Indesign? O come si usano Photoshop o Corel Draw? E che ho fatto allora in tutti questi anni? Martedì l’Ordine dei Giornalisti della Sardegna ha mandato agli iscritti una mail. La riporto qui sotto in versione integrale. Ovviamente per un sassarese andare a Cagliari, sprecare una giornata intera, spendere 40 euro per la benzina, è davvero difficile. Attendiamo che sia definito il calendario degli eventi che assicureranno i crediti. Qualcosa sarà sicuramente organizzata a Sassari. E se non accumulo i crediti? Ci sono le sanzioni, fino alla decadenza dall’iscrizione all’Ordine. A quel punto resterà solo una soluzione: chiedere aiuto al nostro caro amico Aldo Meloni ed alla sua Casa della Fraterna Solidarietà! In corso Margherita di Savoia qualcuno penserà a noi. Un panino ed un litro di latte riusciremo a recuperarlo ogni giorno, da lunedì a venerdì. Sempre meglio di niente.
Resa obbligatoria dall’ultima riforma degli Ordini professionali, parte in Sardegna la formazione continua per i giornalisti. Il primo appuntamento è organizzato dall’UCSI (Unione cattolica stampa italiana) assieme all’Ordine regionale dei giornalisti e si terrà a Cagliari il 6 febbraio (ore 18, aula magna della Facoltà teologica) con l’intervento di padre Francesco Occhetta, redattore di Civiltà Cattolica. Gli iscritti all’Albo (professionisti e pubblicisti) sono invitati a partecipare: chi certificherà con la firma la propria presenza acquisirà quattro crediti formativi. La partecipazione è gratuita.
L’Odg ha invitato ad essere presenti, anche come forma di sensibilizzazione nei confronti dei colleghi, i Consigli direttivi dell’Assostampa e dei suoi gruppi di specializzazione, oltre che i Comitati di redazione.
La norma generale prevede che ciascun iscritto acquisisca 60 crediti nel triennio, con un minimo di 15 credito l’anno. Il piano formativo per l’intero 2014 sarà operativo – secondo il calendario indicato dall’Ordine nazionale – dal primo aprile. Nel frattempo è prevista una deroga per le iniziative, come quella del 6 febbraio, già programmate. Tutti gli eventi saranno comunicati con adeguato anticipo.
Per maggiori informazioni sulla normativa e i regolamenti consultare il sito www.odg.sardegna.it
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